La composizione, la sedicente pericolosità (e la presunta tossicità) dei liquidi da svapo.
Spesso capita che un neofita curioso nei confronti della sigaretta elettronica ponga la canonica domanda “la sigaretta elettronica fa meno male della sigaretta normale?)
Su questo si sono già pronunciati grandi luminari (pneumologi e oncologi) di grandissima fama (come i proff.ri Kostantinos Farsalinos, Umberto Veronesi e Guido Polosa), quella che segue non vuole altro che essere una piccola spiegazione sommaria.
Cosa contengono i liquidi da svapo?
I liquidi da svapo sono composti principalmente di glicole propilenico e glicerolo.
- Il glicole propilenico (in sigla PG) viene normalmente usato come additivo nell’industria farmaceutica, per la sua natura oleosa/lubrificante ma non viscosa e come “anticondensante” (soprattutto negli sciroppi che vanno conservati in frigo ma che non debbono condensare ne congelare). Privo di tossicità, ha anche la funzione di “ veicolante” degli aromi ovvero di amplificare la percezione aromatica dell’aroma contenuto nel liquido e come “diluente” ovvero ridurre la viscosità data dalla densità del glicerolo, altro componente che verrà dopo. Non è assolutamente tossico, dicevamo, anzi è un additivo regolarmente usato nella produzione alimentare e rubricato al codice E1520 e, altro suo scopo, è quello di garantire “l’hit” della svapatai. Non è assolutamente contenuto negli oli antigelo delle macchine, l’anticongelante utilizzato per quell’uso è il glicole ETILENICO che con quello utilizzato per lo svapo non ha nulla a che spartire.
Unica “controindicazione” (soprattutto in chi si prepara le basi da solo) è che un’ eccesso di contenuto di glicole propilenico (oltre il 50%) può indurre sensazione di disidratazione e secchezza in gola, soprattutto in persone ipersensibili o specificatamente allergiche. - Altro ingrediente utilizzato è il glicerolo (o glicerina vegetale siglato in VG) che ha principalmente due compiti: quello di “addolcente” ovvero di ammorbidire l’impatto eccessivamente “dry” del glicerolo e quello di “fare tanto vapore”, tant’è che nelle gare di cloud chasing vengono utilizzate basi 80% VG / 20% acqua oppure 90% VG/10% acqua, per aumentare la generazione di vapore. Ha una sua natura molto dolce (viene utilizzato nell’industria alimentare come dolcificante per il suo sapore e la consistenza simil miele, rubricato al codice E422) e da una buona resa sugli aromi fruttati e aromatici dolci anche se una sua presenza tende un po’ a “frenare” l’aroma rendendolo meno evidente (problema risolvibile aumentando dell’1/1.5% il dosaggio dell’aroma raccomandato dal produttore per basi 50/50). Unica controindicazione, l’elevata densità che lo rendono su certi apparati di difficile assorbimento causando “steccate” da svapo in secca: problema che si verificava con i vecchi “phantom”, i corpi assorbenti a “treccina” (o wicks, qual si voglia dire) e con i primi apparati a testina chiusi e con fori di immissione liquido molto piccoli dando problemi di tiraggio mentre con le testine attuali (di una certa progettazione, anche quelle del Nautilus di Aspire) presenze di glicerolo fino al 70% non creano problemi.
- Acqua: come detto, i dispositivi “vecchi” avevano problemi con i liquidi molto densi non riuscendo ad assorbirli, e per renderli funzionali venivano usate basi a percentuale 45 vg/45pg/10 acqua oppure 50 pg/40vg/10 acqua. Con la “modernizzazione” hanno preso sempre più piede nelle basi “fai da te” quelle 50/50 oppure le più vaporose 70/30 senza acqua aggiunta (se non quella “fisiologica” necessaria a rendere lavorabile il glicerolo) le quali vengono utilizzate senza alcun tipo di problema, mentre ovviamente viene aggiunta nelle basi da dripping o da cloud chasing visto che il glicole potrebbe essere irritante se inalato nello svapo a polmone molto spinto e la glicerina pura farmaceutica ha la consistenza della maionese (e quindi “sporcherebbe” il cotone senza essere assorbita). Alcuni sostengono che abbassi il punto di evaporazione, altri che sia necessaria al buon funzionamento dei circuiti di controllo temperatura, personalmente (di mia esperienza) da più di un anno svapo a 70 vg/30pg, i circuiti TC (uso Evolv o Yihi) non hanno mai avuto problemi e ho notato che, aggiungendo acqua, la vaporizzazione era meno spinta ed era maggiore la generazione di condensa nel corpo testina (che diventava più facilmente “asfittico”).
- Aromi: per rendere “saporoso” il liquido vengono aggiunti aromi che, in tutto e per tutto sono aromi certificati per uso alimentare diluiti in glicole propilenico (e non in altre sostanze oleose che causerebbero inalazione di prodotti imperfettamente vaporizzati o nebulizzati, poco sani). Ci sono quelli specifici per svapo, ci sono quelli che si trovano al supermercato, ci sono quelli usati da “cantinari” o da persone che producono liquidi senza adeguate analisi chimiche sul prodotto: oltre alla non presenza (nativa) di sostanze tossiche, sarebbe opportuno che fossero licenziati anche per la cottura perché, se un aroma qualsiasi (magari utilizzato per “insaporire” liquori o cocktail) non sopporta criticità, se esposto a temperature più alte potrebbe degradare scomponendosi in composti tossici se non è stato previsto per quel tipo di uso. Diacetile e altre “schifezze” aggiunte negli aromi: del diacetile ne abbiamo già parlato ma esistono altre sostanze addittivate furbamente per fare tanto aroma con poca fatica, e quella più diffusa è l’alcool benzilico. “Ottima” (ma anche no) per rendere retrogusti “pizzichini” stile agrumi o per dare retrogusti alcolici (come con l’alcool etilico ma molto meno infiammabile), viene utilizzato normalmente come diluente di campioni per analisi di laboratorio o (al 5%) come eccipiente per gli shampoo contro i pidocchi ed è tossico (come da scheda di sicurezza del prodotto) per inalazione, contatto e ingestione. Motivo per cui è di vitale importanza leggere le etichette delle composizioni, e nel nostro caso è opportuno che non vengano indicate le sigle “alcool benzilico” o FEMA2137 (nome nella nomenclatura statunitense). Per chi ha voglia di studiare, qualche bibliografia sul contenuto tossicologico delle sigarette elettroniche, la generazione di sostanze tossiche durante lo svapo e una intervista (tra le molte) al Professor Riccardo Polosa, Prof. Ordinario Medicina Interna Università di Catania, Direttore UOC Medicina Interna e Medicina d’Urgenza, AOU Policlinico Vittorio Emanuele di Catania, Direttore Centro Prevenzione e Cura del Tabagismo Università di Catania nonché uno dei massimi esperti del settore in Italia.
- Coloranti: i coloranti non hanno un’utilità specifica nello svapo se non rendere commercialmente “evocativi” i liquidi venduti o per chi se li prepara da solo, renderli riconoscibili (se se ne fanno preparazioni da più flaconi da 100 ml alla volta, come faccio io). Tendono a sporcare il corpo assorbente (in maniera direttamente proporzionale alla loro concentrazione) e, se debbono essere utilizzati (i principali produttori certificati sono sensibili a ciò, chi si prepara i liquidi da solo è bene che lo sia), è opportuno che siano termostabili ovvero a temperature elevatec ome quella della coil non si scompongano in composti tossici, con gli stessi criteri e le stesse avvertenze degli aromi sopra indicati.
- Nicotina: la nicotina aggiunta ai liquidi è l’unico composto veramente tossico presente nei liquidi da svapo, teoricamente come “surrogato” della sigaretta tradizionale quando si smette di fumare ma da alcuni usata come “fonte di godimento” anche dopo molto (troppo) tempo. La nicotina è un alcaloide (o sostanza psicotropa) al pari di caffeina, THC, cocaina e altre sostanze contenute tipicamente nelle “droghe” seppur con dosaggi e conseguenze inferiori > motivo per cui, quando si è un po’ che non si fuma una sigaretta si percepiscono stati di ansia, risolti fumando. Altro aspetto, la nicotina è un vasocostrittore ovvero aumenta la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa, motivo per cui l’assunzione di nicotina (e il fumo in generale) viene proibito a chi ha avuto un infarto cardiaco o problemi di ipertensione arteriosa trattata farmacologicamente, anche se sarebbe opportuno parlare non di fumo ma di nicotina, visto che a parte qualche monossido, residuo di combustione o componente chimico contenuto nella carta, il danno specifico lo fa la nicotina, quale che sia la sua forma di assunzione. La nicotina è un composto velenoso (infatti può essere venduta solo in forma diluita, la nicotina pura è accessibile solo da farmacie o laboratori chimici/farmaceutici autorizzati) e in dosi da 30 a 60 mg/ml se assunta può comportare intossicazioni gravi (anche mortali) mentre i dosaggi superiori ai 20 mg/ml vengono stabiliti dai protocolli dei Pronto Soccorso e dei centri antiveleni come “soglia di tossicità rilevante”, soglia tra l’altro imposta come limite al prodotto venduto dalla recente TPD (e decreti di recepimento). Mediamente, da negoziante, consiglio di non iniziare a svapare a contenuti superiori ai 9 mg/ml di nicotina e nel caso i 18 solo per fumatori accaniti superiori al pacchetto/pacchetto e mezzo al giorno, per il tempo necessario a “tamponare” la mancanza delle sigarette e con la riserva di ridurre il contenuto entro tre o quattro mesi, un 9 mg/ml di nicotina è un dosaggio comunque elevato e dopo un anno di non fumo (quando ormai la sigaretta è solo un ricordo) sarebbe opportuno azzerarne la presenza o comunque non eccedere i 4/4.5 mg/ml di contenuto.
La nicotina è il “metadone del fumatore”, necessario per ridurre l’impatto dello smettere di fumare, a tossicità inferiore rispetto alla “sigaretta analogica” ma pur sempre tossico, e sia nella manipolazione che nell’inalazione è opportuna attenzione e circospezione.
Organico o chimico?
I liquidi da svapo si distinguono in “chimici” o organici. Quelli “chimici” contengono come aromatizzanti o le stesse molecole presente nel prodotto naturale (riprodotte in laboratorio) oppure molecole stimolanti del gusto che replichino le sensazioni dell’aroma naturale. Quelli “organici”…. Non esiste una disciplina di legge che, come con le denominazioni DOC, DOP, DOCG qualifichi il prodotto e quindi qualsiasi prodotto che vanti una derivazione anche minima da un prodotto naturale viene denominato dai produttori “organico”. Chimico o organico? Il “chimico” contiene (se prodotto come dovuto) glicole e molecole stimolanti l’aroma, l’organico un’estrazione da prodotto naturale. Estrazione che estrae sì l’aroma, ma anche tutto il resto: dalle bucce di lime o limone utilizzate nell’infusione potrebbero essere presenti anticrittogamici usati nella loro coltivazione (se non sono frutta “bio”), negli estratti di trinciati di tabacco (magari economici e prodotti Extracee residui della lavorazione (alcuni tabacchi venivano “dopati” lavando le foglie con ammoniaca, trattamento che “stimolava” chimicamente rendendo più hittosi tabacchi altrimenti dal sapore fiacco, ammoniaca poi lavata ma che comunque qualche traccia la lasciava sempre, trattamento ora vietato all’interno della CEE ma non in altri paesi produttori di tabacchi). Oltre ai terpeni, molecole soprattutto presenti nelle frutte e negli agrumati colpevoli della rottura dei tank in pyrex: normalmente statiche, reagiscono a contatto con le plastiche generando cristallizzazioni a freddo rompendo i tank effetto “bottiglia di acqua lasciata in freezer”, oltre ad altri depositi che mettono fuori uso precocemente testine o corpi assorbenti in cotone molto prima che con gli aromi “chimici”. Ci sono coloro che sostengono siano meglio il “chimico” perché contiene esclusivamente quello che viene dichiarato e non altre molecole extra (forse non del tutto atossiche) presenti nei prodotti naturali di partenza, altri sostengono che l’organico è sano perché “bio”, è dura dire cosa sia giusto. Anche in questo caso la garanzia è la filiera e le certificazioni in possesso del produttore.
L’acroleina
I liquidi da svapo “da inerti” sono del tutto sicuri (almeno quelli prodotti da produttori certi e certificati), ma se vengono esposte a temperature elevate? I composti oleosi (nel nostro caso il glicerolo) se “sparati” troppo repentinamente oltre il loro punto di ebollizione si decompongono generando composti tossici quali formaldeide, diossine e acroleine (di tutte e tre, forse le meno pericolose) ed è il motivo delle critiche e delle obiezioni di tossicità contenuta nei prodotti alimentari fritti nell’olio di palma. La soglia (riconosciuta dagli esperti) è 290°C ma come vengono generati? L’energia elettrica fornita alla coil genera calore ma non è il calore che vaporizza (i limiti di temperatura al TC servono a “tutelare” i materiali con cui è fatta la coil dal danneggiamento non dalla generazione di sostanze tossiche, che è “ben oltre”), la coil riscaldata trasmette calore al corpo assorbente che, impregnato di liquido, è lui che vaporizza. Se è cotone (che è uno scarso conduttore termico) la temperatura di vaporizzazione è nettamente molto più bassa di quella alla coil, con la ceramica (miglior conduttore) il gap tra temperatura alla coil e temperatura di vaporizzazione è inferiore. Comunque, il corpo che genera vapore è al di sotto di questa temperatura, tenuto conto che le coil commerciali vanno fuori uso sopra i 5.5/6.0 volt a temperature che generano vapore fastidiosamente caldo ma non catastrofico. Le soglie “di rischio” possono essere raggiunte solo con dispositivi di alimentazione a voltaggio (e conseguentemente potenza) molto elevati, coil a bassa resistenza (ottenuta tramite il collegamento di più coil in parallelo) bobinate con cavi a diametro elevato (meno deteriorabili al calore), patrimonio solo degli apparati da gare di cloud chasing (e conseguentemente, si spera, di esperti con idonee competenze tecniche), l’apparato “commerciale” è nettamente al di sotto delle soglie di rischio. Inalazione di metalli pesanti (contenuti nei cavi con cui sono bobinate le coil): al solito, sono prodotti che contengono tracce di qualche metallo (non sano se inalato) necessario a garantirne la resistività e quindi la generazione termica. Nell’uso nelle specifiche del produttore queste leghe sono stabili e non rilasciano nulla, se sottoposte a temperature di esercizio elevate i materiali che li compongono si destabilizzano e potrebbero rilasciare tracce e particelle (sono leghe, composte da materiali con differenti punti di fusione) ma nell’uso normale sono materiali del tutto sicuri.
Domanda: sono tossici i liquidi da svapo?
Risposta: No.
Purchè siano prodotti da produttori che certifichino le proprie filiere di produzione come ottemperanti le normative CEE sui prodotti per uso alimentare ed assimilati, purchè non si abusi di nicotina e si utilizzino nello svapo hardware e componenti in maniera intelligente e consapevole, entro le specifiche e i range di funzionamento segnalati dai produttori degli stessi.