Come ottenere un ottimo colore oro negli elaborati grafici

Alcuni esempi grafici per aiutarvi nella scelta del colore perfetto

È tutto oro quello che luccica?

Il dibattito su come ottenere un colore oro effettivamente intenso e brillante negli elaborati destinati alla stampa è vecchio come lo stesso mestiere di grafico.

Da sempre il sistema Pantone prevede una gamma di tinte metallizzate, che però perdono la brillantezza se vengono convertite in quadricromia: il classico color oro distinto dal codice 871, al quale corrisponde la sequenza C 20 M 25 Y 60 K 25, sulla carta si trasforma in un bronzo opaco.

Il modo migliore di rendere la brillantezza dell’oro e delle altre cromie metalliche sulle superfici stampate resta pertanto quello del colore “in pasta”, applicato come 5° passaggio con una lastra dedicata. Se poi si desidera ottenere l’effetto a specchio, è necessario ricorrere alla cosiddetta “lamina”; un procedimento che alza i costi di produzione ma garantisce un effetto di grande efficacia visiva.

In entrambi i casi, l’esecutivo grafico dovrà prevedere uno specifico livello sul quale porremo tutti i tracciati che saranno stampati separatamente, con una chiara indicazione per il tipografo del tipo di trattamento desiderato.

 

L’oro sul web

Naturalmente il discorso cambia se parliamo di visualizzazione del colore oro sul web, perché in questo caso abbiamo il provvidenziale soccorso della luminosità propria dei monitor. Esistono comunque numerose “ricette” anche in questo specifico campo: una delle più comuni è R 175 G 151 B 81. Frequente anche il ricorso alle texture, comode perché già pronte e spesso utilizzate per il realismo e la matericità del risultato, come risulta evidente nell’immagine tratta dal sito di Serge Lutens, ora produttore di sofisticati profumi ma da sempre maestro dell’immagine grafica.

 

L’oro personale

Concludendo, si può affermare che esistono tanti modi di elaborare l’oro per quanti grafici esistono. I più abili nell’uso di Photoshop riescono a rendere la brillantezza dei colori metallici partendo da una tinta piatta alla quale vengono via via aggiunti specifici metodi di fusione, smussi e altri effetti che alla fine danno esiti ottimi, anche se spesso il risultato è un po’ fasullo. Ottone, si potrebbe dire.